Oggi conosceremo Federico II.
Che cos'era successo dopo la sconfitta subita da Federico Barbarossa nello scontro con i comuni italiani? Il Barbarossa si indebolì e capì che qualche modo doveva intervenire per ridurre il potere del Papa. Ma come poteva ottenere l'indebolimento del Pontefice? Barbarossa penso di utilizzare una politica del matrimoniale ossia nel 1186 organizzò il matrimonio di suo figlio Enrico VI con l'unica erede del Regno Normanno di Sicilia, Costanza d'Altavilla. Così, grazie alle nozze, l'Italia meridionale e la Sicilia passarono agli svevi. Il Papa si trovò circondato da nord e da sud da regni molto forti e cominciò a temere di perdere il controllo sullo Stato pontificio. La cosa non gli piacque affatto. Barbarossa morì nel 1190 durante la terza crociata, annegando in un fiume dell'attuale Turchia. A lui successe suo figlio Enrico VI, che governò solo per 7 anni. Alla sua morte il trono di Sicilia passò sua moglie Costanza che regnò per conto di loro figlio il piccolo Federico, di soli tre anni. Costanza, però morì l'anno successivo e in base alla sua volontà la reggenza e la tutela del piccolo Federico passarono a Papa Innocenzo III che si impegnò per ottenere la fedeltà e l'ubbidienza nel futuro sovrano. Il Papa sperava infatti che la corona imperiale e quella del Regno di Sicilia non venissero unite in modo da non trovarsi accerchiato nei territori dello Stato della Chiesa. Innocenzo III fu eletto Papa nel 1148. Riprese subito la politica teocratica di Gregorio VII. Innocenzo voleva cioè avere il massimo potere sulla terra in nome di Dio. La teocrazia è la politica che vede il Papa come massima autorità politica. Nel 1208 Innocenzo III dichiarò, Federico II, maggiorenne e provò ad influenzare le sue scelte politiche. L'obbligò a riconoscere il potere politico del Papa, ottenne il suo impegno a partire per una nuova crociata e gli fece promettere di tenere separata la corona imperiale da quella del Regno di Sicilia che il Papa considerava un proprio feudo. Nel 1216 Innocenzo III, morì e con lui svanì anche il suo sogno, teocratico. Federico II riprese il proprio potere e riunì i regni di Sicilia e di Germania. Nel 1220 fu incoronato imperatore. Ma chi fu davvero Federico II?
Federico II fu un bambino molto precoce. A tre anni era già re di Sicilia. A quattro anni era però già orfano sia di padre che di madre. Passò la sua infanzia sotto la tutela di diverse persone ma nonostante questo ricevette un'eccellente educazione e crebbe determinato e sicuro del proprio ruolo di sovrano. Parlava il latino, il siciliano, il francese, il tedesco, l'arabo, l'ebraico. Amava l’arte in ogni sua forma. Ricevette un'educazione cavalleresca. Era appassionato di caccia con il falcone tanto che scrisse anche un trattato sulla falconeria. La sua epoca fu caratterizzata da continue lotte per il potere: papa contro imperatore, guelfi contro ghibellini, i vari sovrani contro i propri feudatari, i grandi feudatari contro i piccoli feudatari, città italiane, tedesche contro imperatori e feudatari cristiani contro musulmani, città e paesi contro altre città e altri paesi, varie casate tedesche tra di loro per ottenere il titolo imperiale che era elettivo. Federico II partecipò a tutte queste lotte con alterne fortune e divenne imperatore. Tuttavia, trascurò i propri interessi politici in Germania, dove concesse ampia autonomia ai feudatari e alle grandi città concentrandosi invece sui territori italiani. In Italia fece costruire una rete di castelli per motivi di difesa e di controllo del territorio, ma anche per i suoi svaghi tra i quali amava la caccia. Tra questi castelli particolarmente noto è Castel del Monte, in Puglia. Nel Regno di Sicilia, Federico II aveva saputo creare un potere centrale forte con una buona amministrazione dello Stato. Aveva spostato la capitale dell'impero da Aquisgrana a Palermo, aveva nominato funzionari preparati e i fedeli. Aveva abolito i privilegi di grandi feudatari e aveva tolto autonomia politica alle città così che i comuni del Sud non erano stati in grado di organizzarsi per ribellarsi all'imperatore, come invece era successo al Nord. Aveva fatto scrivere le costituzioni di Melfi cioè un libro di leggi molto moderno che affermava due principi importanti: lo Stato è rappresentato dal re che è superiore a ogni altra autorità e tutti i cittadini, di qualsiasi religione, classe sociale sono uguali davanti alla legge. 1227 partì per la sesta crociata ma invece di combattere trovò un accordo di pace con il Sultano d'Egitto ottenendo la restituzione di Gerusalemme, di Betlemme e di Nazareth e la libertà di movimento per i pellegrini in Terra Santa. Riprese poi la guerra contro i comuni dell'Italia settentrionale per imporre il suo dominio al resto della penisola e riunificare tutto l'impero. Abolì i privilegi concessi dalla pace di Costanza. I comuni allora sostenuti dal Papa si unirono in una nuova Lega lombarda ma furono sconfitti a Cortenuova nel 1237. Non cessarono però di ribellarsi e una volta morto Federico II, nel 1250, i comuni riconquisteranno la loro autonomia. Federico II creò dunque uno tra i primi esempi di Stato moderno, riducendo il potere dei feudatari, emanando leggi chiare e centralizzate, scegliendo funzionari capaci. A Napoli fondò la prima università pubblica dell'Occidente. Il suo Regno fu un modello di convivenza pacifica tra le culture e le religioni. Alla sua Corte si sviluppò la scuola poetica siciliana. La prima, in volgare italiano. Federico, dunque venne chiamato Stupor mundi: meraviglia del mondo, stupore del mondo. All'epoca l'atteggiamento di Federico suscitava infatti stupore ma anche scandalo. La morte di Federico segnò la fine del predominio imperiale in Italia e in Europa, dove ormai si andavano affermando monarchia indipendenti come la Francia, la Spagna, l'Inghilterra. La Germania invece continuò ad essere dilaniata da lotte di successione tra i feudatari. Prova a compilare la carta d'identità di Federico II. Federico è l'imperatore. A quale casata appartiene? Alla casata degli Svevi, è nato nel 1194 e morto nel 1250. Federico aveva ereditato dalla madre l'Italia meridionale e la Sicilia e dal padre la Germania e l'Italia settentrionale. Qual era il suo progetto? Riunificare l'impero dalla Germania alla Sicilia sotto la sua autorità. Voleva essere la maggiore autorità politica, superiore al Papa. Che cosa successe dopo la sua morte? Il Regno andò suo figlio Manfredi. Manfredi riprese la politica accentratrice del padre, mettendosi contro la Chiesa, i feudatari e le città più potenti. Il Papa, allora, intimorito da Manfredi, si rivolse a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia che scese in Italia, affrontò Manfredi nella battaglia di Benevento nel 1266 e lo sconfisse. Il nuovo Re Carlo d'Angiò mise in atto una politica di cambiamento, spostò la capitale a Napoli, aumentò le tasse, concesse feudi e incarichi a nobili francesi riportando però il Regno al passato con un'amministrazione vecchia. Nel 1282 scoppiò così la rivolta dei vespri siciliani. I nobili siciliani, sfavoriti dal predominio dei nobili francesi, si rivoltarono contro il governo francese. La rivolta si estese a tutta l'isola e i capi per allontanare Carlo e i francesi offrirono la corona a Pietro III d'Aragona, re di Spagna. Ne scaturì una guerra che durò a lungo e che si concluse nel 1302 con la pace di Caltabellotta. Osserva attentamente l'immagine, ora tocca a te, prova a ricercarla in rete. Che cosa è successo? Che cosa rappresenta l'immagine? Osserviamo attentamente la Carta dell'Italia. Dopo la pace di Caltabellotta, firmata tra gli angioini francesi e gli aragonesi spagnoli il Regno venne diviso. Osserviamo attentamente. L'Italia meridionale restò agli angioini, territori angioini sono segnalati in colore verde. La Sicilia, però andò agli aragonesi, la vediamo indicata in arancione. In rosa sono indicati i territori dell'impero, mentre in giallo lo Stato della Chiesa.
Dall'XI al XIII secolo in Europa assistiamo alla crescita economica e demografica. Ma a partire dalla fine del ‘200 e l'inizio del ‘300 la situazione generale peggiorò così tanto che ebbe inizio quella che gli storici chiamano appunto la crisi del 300. Come fu possibile, come accadde tutto ciò? Quali furono le cause di questa crisi?
Inizialmente la crisi si presentò come una crisi agricola e demografica ma gradualmente divenne anche una crisi economica e sociale. Proviamo ad approfondire. All'inizio del ‘300 vediamo un fenomeno chiamato piccola glaciazione, ci fu cioè un brusco cambiamento del clima. Gli inverni divennero freddissimi, l'autunno e la primavera molto piovosi, tanto da far marcire i raccolti. I terreni coltivati, inoltre, erano troppo sfruttati e non erano più in grado di assicurare cibo per tutti, la popolazione in Europa, infatti, era stata in continua crescita. Cominciò così a scarseggiare il cibo e si diffusero le carestie. La gente moriva di fame e diventava meno resistente alle malattie. La situazione peggiora notevolmente nel 1348. Quando in Europa arrivò la peste nera, trasmessa dai ratti che infestavano le navi provenienti dall'Asia. Il contagio si diffuse rapidamente e l'epidemia causò un crollo demografico. In tre anni la peste uccise un terzo della popolazione europea. Le guerre erano sempre più frequenti. I soldati razziavano le campagne e saccheggiavano i villaggi, anche questo contribuì alla crisi demografica.
Perché si chiama Peste nera? Quali erano i suoi sintomi? Prova ad approfondire facendo una breve ricerca di informazioni in rete.
La peste si diffuse velocemente in Europa, era una malattia sconosciuta, non c'era una cura e portava velocemente alla morte. La diffusione fu dovuta anche alle condizioni in cui viveva la popolazione europea, la maggior parte infatti, era malnutrita. Le condizioni igieniche nelle città sovraffollate erano pessime. Le processioni e i pellegrinaggi organizzati per invocare la guarigione favorirono il diffondersi della malattia. I morti rimanevano senza sepoltura o ammassati in fosse comuni, perché si aveva paura a toccarli. La gente cercava di fuggire lontano per evitare il contagio. Gli unici che continuarono ad assistere i poveri malati erano i monaci e le suore che li accoglievano negli ospedali del convento, come vediamo in questa miniatura del quindicesimo secolo. Quale fu la conseguenza del crollo demografico? La diminuzione della popolazione causò una profonda crisi economica, c'era meno gente che lavorava, meno gente che comprava, le campagne si spopolarono, rimasero incolte e le foreste presero il loro posto. La crisi colpì anche le città, le botteghe ed i laboratori degli artigiani, e le banche, molte furono le banche che fallirono perché a causa delle carestie, della peste, delle continue guerre, molte persone non furono più in grado di pagare i propri debiti. E chi soffrì maggiormente di questa situazione della fame, della malattia, della guerra? Le classi sociali più deboli. Così cominciarono a scoppiare rivolte sociali sia nelle campagne che nelle città le rivolte popolari. Le prime potevano essere definite rurali quando i protagonisti erano i contadini. I contadini protestavano contro i proprietari terrieri che volevano tenere bassi i compensi e alzare le tasse. Una delle rivolte rurali più famose è la jacquerie, che scoppiò nel 1358 in Francia. I contadini esasperati dall'aumento delle tasse assaltarono i castelli dei nobil, li incendiarono dopo aver portato via tutto quello che potevano. Le rivolte che avvenivano nelle città, invece, si dicono urbane. Gli operai, gli artigiani, commercianti rivendicavano dei salari migliori e migliori condizioni di lavoro. Tra queste rivolte una delle più famose è quella di Firenze del 1378, conosciuta come Tumulto dei Ciompi, dal nome dei lavoratori della lana che ne furono protagonisti. Loro chiedevano anche di partecipare maggiormente alla vita politica cittadina che era nelle mani della ricca, potente classe del popolo grasso, cioè i mercanti, imprenditori e i banchieri. Le rivolte popolari furono represse con la forza, perché non erano abbastanza bene organizzate per avere successo. Ma tutti questi cambiamenti trasformarono l'Europa, posero le basi della crisi del sistema feudale e la fine dei poteri universali, cominciò il declino dell'impero e la Chiesa dovette rinunciare al sogno del potere universale.
